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Per chi arriva da Cagliari la strada più pratica è la S.S.130 in direzione Iglesias. Seguendo le indicazioni verso Fluminimaggiore, dopo 2.5 km si svolta per Buggerru dove si arriva dopo circa 12 km. Per chi arriva da Sassari si percorre la S.S. 131 e si gira per Terralba-Marrubiu, si prosegue per Guspini, Arbus e da qui si procede in direzione Fluminimaggiore e Buggerru.
Parlare di Buggerru significa parlare di miniere e di minatori, è così che nacque nel 1864, attorno alle attività estrattive della miniera di Malfidano.
Il centro è situato nello sbocco a mare dell’impervia valle del Canale Malfidano, prima di allora la vallata era chiamata su mungerru, la zona della mungitura, forse da questo antico nome deriva l’attuale. Successivamente tra fine Ottocento e i primi del Novecento Buggerru divenne un centro estrattivo conosciuto a livello internazionale.
Il distretto minerario, noto già ai romani per le attività estrattive della galena argentifera nella zone di Grugua, Planu Dentis e Sa Merchisa, fu conosciuto nel mondo quando nel 1860 una società denominata “La Fortuna”, iniziò le ricerche per minerali di piombo e di zinco nelle località Malfidano e Planu Sartu, cantieri che furono attivati nel 1865. Fu allora fondata la “Societè Anonyme des Mines de Malfidano” che diede corso ad uno sfruttamento intensivo dei giacimenti. Il boom derivante dalla scoperta di tali minerali portò alla nascita di un grande villaggio, che in breve tempo si trasformò nel paese di Buggerru nei cui pressi sorsero altri villaggi, quali quello di Planu Dentis, Caitas e Planu Sartu.
La chiusura delle miniere ha rappresentato un duro colpo per l’economia locale che si è dovuta incentrare nel settore turistico e nell’archeologia industriale, recuperando le strutture alla fruizione turistica e facendo dell’intera area il museo della memoria dell’attività mineraria. Museo circondato dalla suggestione di una natura che contrappone al blu delle acque del mare le imponenti falesie e le bianche spiagge.
Oggi tutto a Buggerru ricorda la miniera: le sabbie che prendono il colore dalle polveri di zinco e piombo, le strade ferrate che si arrampicano sulle colline, gli attrezzi, i piccoli vagoni, i carretti sparsi intorno, gli affacci delle gallerie, la laveria sulla spiaggia, ciò che rimane delle strutture minerarie e i ruderi delle vecchie abitazione dei minatori, sono ormai parte integrante del paesaggio. Passeggiare tra le vie del paese non porta alla scoperta di monumenti, chiese o palazzi d’epoca ma tutto, ad ogni passo, suggerisce la suggestione di un mondo di fatica, fatto di impervie salite e ripide discese, di piccole case e mare. Addentrarsi nelle viuzze e tra le case private, meta ambita dei vacanzieri, rende obbligatoria una sosta presso il monumento dello scultore Pinuccio Sciola dedicato ai morti dell’Eccidio del 1904, situato nella piazza antistante il porticciolo turistico presso il Museo Civico, che si affaccia nella medesima piazza ed esprime la forte carica umana della storia di Buggerru e degli uomini che l’hanno abitata e vissuta immersi nella fatica del lavoro in miniera. Il museo è ospitato all'interno di un edificio ottocentesco un tempo destinato ad officina e falegnameria.
Di fondamentale importanza le soste e le visite ai siti minerari, come il “villaggio fantasma” di Planu Sartu e la galleria Henry; merita una sosta l’imponente laveria Malfidano a ridosso della spiaggia del paese.
Il centro urbano conserva la disposizione di un tempo: la piazza, con attorno gli edifici dove erano gli uffici della miniera e dei dirigenti, e, nei quartieri più alti di Monte Rosmarino e Monte Beccu, le piccole e basse casette dei minatori dove non vi erano neanche i servizi più elementari come acquedotto e fognature, costruite solo nel 1960.